
Il terremoto è iniziato nel buio di una fredda notte, tra il 14 e il 15 Gennaio 1968. La sua furia ha portato morte e distruzione, devastando 14 città nella Valle del Belice, provocando 370 vittime, migliaia di feriti e circa 70.000 senzatetto. Nelle rovine di Montevago, la terra è stata irrorata dalle lacrime salate dei sopravvissuti. Oggi le macerie espongono apertamente al sole le viscere della catastrofe. Ma il tempo porta anche la pioggia. Qui la memoria si rinnova con la vita. Si, la vita, piantata nei cento pini della piazza centrale per celebrare le vittime di questa terribile catastrofe. Gli alberi longilinei guardano elegantemente verso l’alto, mentre le sue radici sono impigliate nel ventre del suolo. Questo ricorda al cielo che la terra continua ad esistere.
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