
Oggi il programma è peccaminoso. Sono a Sambuca di Sicilia, una perla delle Terre Sicane, interessata alle tradizioni culinarie locali. Tutti mi dicono che devo assaggiare le Minne di Vergini. Vado alla più rinomata pasticceria sambuchese per colmare la mia curiosità. Incontro il proprietario Enrico Pendola, un eccentrico creativo della culinaria. Mi invita a rimboccarmi le maniche e a preparare questa prelibatezza protuberante e spudorata. Il nome del dolce è una garanzia: significa seno di vergine. La pietanza viziosa in forma di seno è stata creata nel 1725 da una suora, Virginia Casale di Rocca Menna, del Collegio di Maria di Sambuca, per il matrimonio del Marchese Pietro Beccadelli con Marianna Gravina. È composta da pasta frolla e contiene al suo interno crema di latte, zuccata, scaglie di cioccolato e cannella. Quando esce dal forno la fragranza si spande nell’aria. Non riesco a resistere e la voglio gustare ancora calda. La pasta è croccante e il ripieno mostra la tua personalità. Non posso dire che questo capezzolo è leggerissimo, perché mentire è peccato. Ma vale la pena peccare…