
Avete mai passeggiato in un campo di alberi di fichi d’india? L’effetto che fa è qualcosa a metà tra un film western e un bosco preistorico. A Santa Margherita di Belice l’areale dedicato a questo frutto non è amplissimo – intorno ai trecento ettari – ma è di grande qualità. C’è quello a polpa bianca, “Muscaredda”, quello a polpa rossa, “Sanguigna” e quello a polpa gialla, il più comune. Grazie ai terreni calcarei e alle conduzioni prevalentemente in biologico, il fico d’India che c’è da queste parti è più zuccherino e pastoso. La raccolta va da settembre fino ai primi di dicembre e segue quella chiamata in gergo “scozzolatura”, buttare giù dalla pianta i primi frutti di maggio per lasciare spazio a quelli che verranno, i “bastardune”, più gustosi anche grazie al periodo delle piogge estive. Vanno raccolti lasciando un po’ di peduncolo – un pezzo di pala della pianta – così non anneriscono, e staccati delicatamente, per non farli marcire nei punti di contatto con le dita. In media, il ciclo produttivo di una pianta va dai 30 ai 40 anni, ma ci sono anche quelle secolari. Del fico d’India si coglie anche il fiore, ottimo, una volta essiccato, per infusi e tisane dall’effetto anti-infiammatorio.